YEPP Porta Palazzo: abbattere le barriere in Barriera

YEPP Porta Palazzo: abbattere le barriere in Barriera

Calcio, pallavolo, basket, badmington, a breve anche nuoto e calisthenics. Lo sport per YEPP Porta Palazzo è da sempre uno strumento importante per coinvolgere nuovi giovani, per tessere relazioni sul territorio e promuovere attività di inclusione. Come spiega Rocco Attardi, 21 anni, da 2 anni coinvolto nel gruppo che conta una quindicina di ragazzi, tutti provenienti da quartieri della periferia torinese (Aurora, Porta Palazzo, Barriera di Milano, Borgo Vittoria, Santa Rita). Un gruppo multietnico, eterogeneo e affiatato, accomunato da esperienze e riflessioni sui temi dell’inclusione, del razzismo e del dialogo interculturale.

Per loro lo sport è da sempre un forte collante con la comunità, su cui hanno puntato molto per favorire la creazione di un ponte con le realtà sociali della zona, le istituzioni e per coinvolgere altri ragazzi, spesso in situazioni di grave disagio sociale e a rischio di emarginazione. 

Dopo tanti progetti come Urban Beast (un gruppo sportivo dilettantistico nato nel 2017 per praticare calisthenics, una forma di allenamento a corpo libero basato su elementi della ginnastica artistica), YEPP Porta Palazzo ha deciso di fare un passo avanti creando una nuova associazione: la Polisportiva Aurora - Porta Palazzo. 

È una realtà dove stiamo toccando con mano - spiega Rocco - cosa vuol dire stare dentro una associazione di questo tipo, ad esempio ci sono dinamiche di organizzazione che prima non conoscevo. Come YEPP Porta Palazzo siamo forti sullo sport e lo usiamo anche per togliere alcuni ragazzi da determinate situazioni, per evitare situazioni che si possono venire a creare in una zona particolare come la nostra per mille motivi. Venire a fare sport può aiutare i ragazzi a non finire in strade brutte. Attraverso lo sport passa un riscatto sociale e noi cerchiamo anche di costruire qualcosa a livello di rete. Non si cresce solo a livello personale, ma si condivide cosa si fa con le altre realtà che circondano il territorio. 

Quando, ad esempio, organizziamo eventi nei giardini Alimonda a Porta Palazzo, cerchiamo di far fare sport in particolare ai ragazzi che tendono a fare cose brutte, cerchiamo di incanalarli facendo sport per toglierli da una brutta vita, creando con loro dei legami che si possono mantenere nel tempo. Alcuni sono ragazzi davvero molto giovani, di 15 o 16 anni, stranieri, ma anche molti italiani”.

Serena Miceli, 26 anni, in YEPP Porta Palazzo da 5 e mezzo, è diventata vicepresidente della Polisportiva: “L’abbiamo creata in sinergia con altre realtà del quartiere Aurora (il capofila è l’associazione Arteria onlus) e siamo affiliati al CSI Torino. Siamo stati contenti di avere all’inaugurazione anche la sindaca Chiara Appendino, il segretario generale della Compagnia di San Paolo Alberto Anfossi e l’ex CT della nazionale di pallavolo Mauro Berruto

Abbiamo creato la Polisportiva per far sì che qualcosa resti al quartiere, in modo permanente e per poter agganciare altre realtà e persone che possano occuparsene in futuro. Abbiamo visto che lo sport è un ottimo mezzo per incontrare i giovani, soprattutto quelli di categorie marginalizzate. Nel quartiere lo sport è un buon mezzo per trovare un gruppo in cui identificarsi, con cui divertirsi e stare bene. Privilegiamo uno sport cooperativo anziché competitivo, non ci aspettiamo che vengano fuori dei futuri Ronaldo: qui ognuno può scoprire le sue risorse e mettere a disposizione i suoi talenti. Vogliamo creare un ambiente inclusivo, senza differenze di genere, pensato per inserire in questi percorsi di inclusione e socializzazione anche i giovani adulti spesso tagliati fuori dalle politiche giovanili. 

Sono felice di questa esperienza perché per la prima volta sto vedendo il dietro le quinte di come funziona una associazione e di come si porta avanti una realtà simile (ad esempio con gli altri ragazzi stiamo provando a partecipare a un bando, vedo come funziona una associazione anche dal punto di vista burocratico, del tenere i rapporti con altri enti, realtà e istituzioni)”.

L’obiettivo della Polisportiva, infatti, è soprattutto di avere una ricaduta sulla vita del quartiere. La logica è quella di lavorare con il quartiere e le sue risorse, senza “calare le cose dall’alto” come spiega Serena, che aggiunge: “il quartiere ci dà tanti stimoli. Abbiamo pensato a cinque sport, mettendoci in contatto con altre associazioni che ci hanno messo a disposizione degli spazi, ma se ci saranno ragazzi interessati ad altri sport, siamo aperti ad ascoltare le loro proposte, metterli al centro come co-organizzatori”

Tra i più attivi nella Polisportiva c’è Ossama Mourid, 23 anni, che segue in particolare la squadra di calcio, per via della sua esperienza in questo sport. “Nel mondo del calcio, dopo una certa età ci sono i tesseramenti che però non tutti si possono permettere inoltre alcune squadre fanno giocare solo i più forti, i titolari così tanti lasciano perché non sono bravi o perché c’è un costo che non riescono a sostenere o perché non hanno i documenti. Nella squadra di calcio di YEPP abbiamo giovani dai 23 ai 25 anni e siamo passati da 30 partecipanti prima del Covid a 10 giocatori dopo, molti hanno cambiato Paese”. 

Il calcio per l’inclusione funziona, ma non senza difficoltà. Non tutti sono interessati alle attività di YEPP, alcuni vengono solo per giocare. 

A me piace tantissimo - spiega Ossama - perché riesci a creare un gruppo. Molte persone non hanno un cavolo da fare, non sanno cosa fare. Da noi non si litiga, tutti giocano e si divertono. Il fatto che lo gestiamo noi ragazzi e insegniamo agli altri a collaborare ha fatto in modo che si sia creata una squadra non tanto per il calcio, ma per gestirla bene. Tutti ci rispettiamo e stiamo alle regole. Non è facile gestire tutto questo.

Il bello di YEPP è che tutti collaboriamo per fare le cose, mi piace questa dinamica qua di essere responsabili e parte integrante della situazione, poi puoi fare tante cose gratis come sport e teatro. Prova a dire a un padre con la mentalità chiusa che vuoi fare calcio o teatro: se invece è gratis lo puoi fare per conto tuo. Conosco tantissimi ragazzi, anche di YEPP che volevano fare qualcosa e i genitori non glielo hanno mai pagato e non li hanno mai accompagnati perché non era una cosa che produceva quindi non glielo hanno mai fatto fare. Quando hai 4 o 5 figli, se non hai la possibilità non puoi fare tutto”.

Marocchini, venezuelani, tunisini, italiani, algerini, nigeriani, senegalesi ... YEPP Porta Palazzo ha fatto dello sport uno strumento efficace di inclusione sociale portata avanti attraverso un modello di integrazione totalmente orizzontale, dove i giovani sono protagonisti della progettazione delle azioni, della realizzazione delle attività, dell’aggancio di altri coetanei e dell’impatto generato sul territorio. A dimostrazione di come il metodo YEPP possa essere applicato con successo anche attraverso canali come lo sport.