Scambi: opportunità per incontrare l'altro

Scambi: opportunità per incontrare l'altro

Gli scambi internazionali sono parte integrante delle attività proposte da YEPP Italia ai giovani della rete nazionale. Abbiamochiesto ad Andrea Serafini, coordinatore dell’Area Media e Progetti Internazionali di YEPP Italia, di raccontare quali siano le caratteristiche, le dinamiche ed i risultati che gli scambi hanno generato negli anni. In particolare, come nel corso dell’ultimo scambio, YEPP ITALIA e i giovani partecipanti si siano trovati nella necessità di elaborare nuove strategie per adattarsi alle limitazioni imposte dall’emergenza sanitaria.
I due filoni principali degli scambi che YEPP ITALIA realizza sono quelli legati alla rete “EmpowerMedia Network”, nata nel 2005, come progetto comune della rete internazionale di YEPP Europe e quelli invece legati alla collaborazione con il Comune di Ballangen in Norvegia, denominati “BIC - Building Identity Capital”, avviati nel 2012.
Nella rete Empowermedia Network sono coinvolti tutti i Siti YEPP europei oltre ad una serie di partner che condividono i nostri valori sull’empowerment dei giovani e della comunità.
Che tipo di attività vengono proposte ai ragazzi durante gli scambi?
“Nel caso degli scambi legati all’ “EmpowerMedia Network”, partiamo da una riflessione sui temi centrali dello scambio, ad esempio, chiediamo ai ragazzi di confrontarsi sul tema dell’identità, dei valori e dei diritti dell’individuo in quanto cittadino di Paesi democratici, su come questi elementi siano correlati alla discriminazione e alle radici dell’hate speech. Queste riflessioni hanno portato i ragazzi ad affrontare temi come il razzismo, la discriminazione religiosa, l’omofobia ....
A volte nascono discussioni molto aperte e accese, in cui riusciamo a creare un confronto (magari duro all’inizio) sui temi che toccano sia i valori etici, morali e religiosi che la sfera della libertà personale, come nel caso dei diritti della comunità LGBT, per esempio, che aiutano a comprendersi e a sviluppare il rispetto reciproco. Un elemento importante negli scambi EMN è il lavoro pratico sulle varie forme di media (documentario, reportage, cinema di animazione, fotografia). Il visual storytelling è centrale: partire dalla narrazione per immagini ci consente di portare i ragazzi a realizzare un piccolo prodotto finale come un video documentario, interviste, un corto animato... che racconta le riflessioni e i risultati dello scambio. 
Per gli scambi BIC il tema è quello della conoscenza reciproca e dell’esplorazione delle culture diverse da cui provengono i partecipanti.
In generale, in tutti gli scambi organizzati da YEPP Italia l’obbiettivo comune è stato ed è offrire ai partecipanti un’occasione di empowerment personale e di gruppo che stimoli la loro curiosità per le altre culture e le pratiche di cittadinanza attiva.”
Come si organizza la convivenza tra i ragazzi durante uno scambio?
“Vivere per un po’ lontani dall’ambiente protetto della famiglia è una straordinaria esperienza formativa. Durante lo scambio assicuriamo che ci siano regole di mutua tolleranza e confronto aperto. Cerchiamo di creare un ambiente dove i partecipanti si sentano accolti e liberi di esprimere le proprie opinioni, un ambiente che favorisca il dialogo, ma anche che metta i ragazzi in discussione, li responsabilizzi e li aiuti nella loro crescita personale. Tra i risultati più importanti c’è sicuramente la loro apertura verso il mondo e gli altri: per alcuni queste sono le prime esperienze di incontro con coetanei di altri Paesi europei.
Tutte le attività dello scambio, si svolgono con metodologie di educazione non formale, i partecipanti, con l’aiuto di un facilitatore, sono parte attiva nell’animare e condurre le discussioni partecipate. Si fanno giochi di ruolo, si lavora in sottogruppi per poi condividere i risultati in plenaria e alla fine della giornata c’è sempre un momento di restituzione su cosa si è imparato. Ciascuno scambio viene valutato, attraverso tecniche di rilevazione delle opinioni e degli stati d’animo dei ragazzi che ci consentono di conoscere aspettative e paure iniziali, grado di benessere, opinioni alla conclusione dell’esperienza. 
Per fare questo un compito di grande importanza e responsabilità è affidato agli  Youth Leader cioè dei ragazzi maggiorenni (solitamente fra i di 19 e i 23 anni), che già hanno partecipato a degli scambi in passato e che seguono una specifica formazione: ci aiutano nell’organizzazione, sono attivi nel facilitare le attività, si assicurano che nessuno venga escluso dalle discussioni plenarie e aiutano i partecipanti che hanno più difficoltà con la lingua comune, l’inglese. Inoltre, gli Youth Leader hanno un ruolo fondamentale visto la loro vicinanza di età con i partecipanti, da una parte sono dei pari con cui confrontarsi e confidarsi nel caso ci siano dei problemi di ordine personale o di gruppo e dall’altra assumono il compito di tutelare i partecipanti e soprattutto i minorenni, assicurandosi che non si allontanino dal gruppo senza motivo e senza comunicare dove vanno e che vengano rispettate le poche regole condivise che stanno alla base dello scambio, vale a dire il non tollerare l’uso di alcol e stupefacenti, di atti violenti e di mancanza di rispetto delle opinioni altrui e delle persone e la discriminazione. Gli Youth Leader agiscono come elemento fondamentale di raccordo fra il gruppo di partecipanti, i facilitatori, i trainer e gli organizzatori. 
Durante lo scambio si media molto tra le diverse consuetudini e impostazioni culturali - ad esempio l’orario dei pasti e il cibo che viene consumato - questo implica una continua rimodulazione e ricerca di compromessi, un mettersi in gioco per capire come funziona la cultura dell’altro anche nel quotidiano, quali sono i rispettivi valori. C’è poi un grosso lavoro di condivisione delle proprie passioni, degli interessi e dei sogni dei ragazzi e questo consente loro di scoprire quanto abbiano in comune nonostante arrivino da culture e Paesi diversi. Il percorso guida i ragazzi a confrontarsi attraverso diversi tipi di attività pratiche, sempre mettendoli al centro, in modo da costruire un po’ per volta l’atmosfera e lo sviluppo dello scambio.”
Quali sono gli argomenti principali al centro degli scambi “EmpowerMedia network”?
“Questo tipo di scambio ha una durata di 8/9 giorni e coinvolge tra i 30 e i 40 partecipanti, per lo più fra i 16 e i 20 anni. Dal 2005 abbiamo realizzato 8 scambi internazionali in Italia 2 in Irlanda, 1 in Norvegia, e 1 in Belgio, coinvolgendo oltre 350 partecipanti provenienti da Belgio, Spagna, Polonia, Germania, Irlanda, Italia, Finlandia, Norvegia, Turchia, Macedonia, Portogallo, Bosnia e Slovacchia .  Si tratta di uno scambio centrato sui media digitali, la comunicazione e il tema dell’identità. L’obiettivo principale è far capire come i media possono venire utilizzati per manipolare le informazioni e la percezione delle persone.  Con questi scambi cerchiamo di usare i media digitali per parlare invece di temi importanti per i giovani o portare avanti istanze come la lotta alla discriminazione, i diritti dei giovani nelle comunità (desideri, sogni, strumenti per realizzarli).
Negli ultimi tre anni questo scambio si è focalizzato sul contrasto all’hate speech ed al cyberbullismo. Sono questioni che interessano ai ragazzi e di cui hanno sentito parlare, spesso a scuola, ma rispetto alle quali dimostrano una conoscenza superficiale. Spesso ripetono luoghi comuni, sentiti dagli adulti o presi dai media, senza comprendere i meccanismi profondi dell’hate speech e i suoi obbiettivi. Attraverso questi scambi cerchiamo di destrutturare i meccanismi manipolatori messi in atto da chi pratica l’hate speech. Lo facciamo lavorando molto sul linguaggio dei media, per comprendere come da un lato abbiano un potenziale positivo (perché diffondono l’informazione), ma dall’altro possano venire usati per manipolare e creare vere e proprie campagne d’odio nei confronti di individui e gruppi.”
Come lavora YEPP per creare un cambiamento nei giovani durante lo scambio?
“Li mettiamo alla prova, ad esempio, facendo creare loro delle campagne di hate speech, perché capiscano quali sono gli elementi che le rendono efficaci, pericolose, per arrivare a riconoscerli. Spieghiamo la differenza tra cyberbullismo ed hate speech: il primo è un attacco personale che cerca di far star male la persona, mentre l’hate speech cerca di creare un movimento contro una persona o una categoria, per discriminarli. 
Analizziamo questi aspetti per capire insieme a loro come reagire in modo positivo, stimolando la cittadinanza attiva. È un aspetto molto importante far capire ai ragazzi che nonostante una campagna d’odio possa non riguardarli direttamente, è comunque importante che intervengano in difesa di chi viene attaccato e sapendo come farlo, perché l’hate speech mette in discussione i diritti della persona e danneggia la comunità.”
Come questo scambio affronta il tema delle campagne d’odio in modo differente?
“Spesso si parla di questi temi connotandoli come qualcosa che non va fatto perché eticamente sbagliato e proibito per legge. Spesso il “proibito” ha un effetto opposto a quello voluto, rendendo la cosa interessante perché i giovani solitamente sono attratti dai divieti. Con questo scambio invece vogliamo esplorare nuove ricette per affrontare il tema. Svelare i meccanismi che alimentano le campagne d’odio vuol dire capire come identificarle, comprendere la sofferenza che causano nelle persone, i fini abbietti a cui tendono e le risposte migliori che si possono dare, questo per contrastarle.”
L’elemento della conoscenza reciproca e dell’incontro fra culture sembra un asse portante degli scambi...
“Sì ed è diventato molto forte nello scambio “BIC - Building Identity Capital” con la città di Ballangen, in Norvegia, alla quinta edizione quest’anno, attivato grazie al programma Erasmus Plus e al contributo della Compagnia di San Paolo, come del resto succede per gli scambi EMN. 
Il BIC viene organizzato alternatamente in Italia e in Norvegia. La prima parte dello scambio 2020 si è svolta a Torino dal 22 al 29 febbraio. La seconda parte doveva svolgersi a Ballangen alla fine di marzo, ma ovviamente abbiamo dovuto rimandarla.
In questi scambi il tema centrale è la conoscenza reciproca e la consapevolezza dei propri valori etici e culturali e di come questi siano fondamentali per comprendere la propria identità e riuscire a comunicarla agli altri. Qui il percorso porta i partecipanti a esplorare le rispettive culture: nord della Norvegia - ambiente rurale con bassissima densità di popolazione – e nord ovest dell’Italia – ambiente urbano densamente popolato – per comprendere quali sono i punti in comune e le differenze che questi due contesti sociali, culturali e geografici portano nella vita di un adolescente.  Le attività si focalizzano sulla conoscenza dei rispettivi stili di vita. Ad esempio (almeno fino a questa edizione) i giovani norvegesi, tutti tra i 15 ed i 19 anni, vengono accompagnati dai coetanei italiani a visitare Torino come vista e vissuta dagli adolescenti, venendo a contatto con elementi della cultura giovanile italiana che a Torino si esprime, ad esempio, attraverso la musica e i graffiti.
Nelle attività plenarie e nei sottogruppi si fanno giochi di ruolo sugli stereotipi (ad esempio ciascuno mette in scena degli stereotipi dell’altra nazionalità per capire le radici degli stessi e quanto siano veri o falsi), oppure si discute di identità e valori e, come nelle ultime due edizioni, si fanno esperienze pratiche sulla preparazione dei cibi tipici. Questo elemento è molto forte per la costruzione dell’identità (i norvegesi imparano insieme a fare gli gnocchi, la pizza, le tagliatelle... i ragazzi italiani imparano ad esempio come si produce il baccalà, scoprendo cose sulla cultura culinaria norvegese poco conosciute). 
Anche in questi scambi troviamo elementi sulla comunicazione della propria identità, partendo dalla frase di Aristotele “sai chi sei quando riesci a comunicarlo”. Durante lo scambio lavoriamo molto sulla comprensione della comunicazione verbale e non verbale, oltre ai social media e a linguaggi come video e fotografia. Quest’anno per la prima volta abbiamo anche introdotto un gruppo di teatro fisico che ha avuto molto successo, aiutando molti ragazzi a vincere la timidezza.”
Come ha inciso sull’ultimo scambio l’emergenza sanitaria creata dal Coronavirus?
“Abbiamo avviato lo scambio BIC 5 proprio nei giorni in cui è scoppiata l’emergenza. Avevamo 24 giovani norvegesi e 24 italiani che alloggiavano all’Ostello Torino nel quartiere Lingotto e avrebbero dovuto viaggiare ogni giorno per 35 minuti in metropolitana per raggiungere il Centro per la Cultura Ludica che ITER (Istituzione Torinese per una Educazione Responsabile della Città di Torino) ci aveva messo a disposizione per le attività, uno spazio grande, accogliente, con locali a norma e ben attrezzati.
Appena ha preso il via lo scambio, è uscita l’ordinanza di chiusura delle scuole che ha imposto anche la chiusura del Centro per la Cultura Ludica in quanto struttura scolastica. Siamo quindi rimasti confinati nell’ostello, dotato fortunatamente di spazi comuni abbastanza grandi che abbiamo invaso con le nostre attività, affittando una stanza che di solito viene riservata alle colazioni dei gruppi più numerosi.
Questo, unito alla volontà di esporre il meno possibile i ragazzi ad un’eventuale anche se remota possibilità di contagio, ha creato una sorta di mobilità molto limitata che ha confinato i ragazzi in ostello azzerando i tempi di spostamento ma anche creando una situazione potenzialmente claustrofobica visto che tutte le visite alla città e ai musei o il tempo dedicato allo shopping sono stati cancellati.  Ad esempio per i pasti ci siamo spostati direttamente in un pastificio a pochi metri e due volte siamo riusciti a portarli a mangiare una pizza dal momento che i ristoranti della zona non erano ancora chiusi dalle ordinanze successive. I ragazzi hanno però reagito bene a questa situazione di emergenza e hanno saputo creare un gruppo coeso che ha generato legami di amicizia forti e profondi."
Quale tipo di strategie alternative avete messo in campo per realizzare comunque lo scambio?
“Oltre ai ragazzi italiani dei siti YEPP avevamo studenti dell’Istituto Levi di Torino, con cui YEPP ITALIA collabora da anni e quando la Dirigente scolastica ci ha scritto dichiarando che la scuola riteneva chiusa l’attività e invitandoci a organizzare il rientro degli studenti, salvo indicazioni diverse dalle famiglie, abbiamo avuto un momento di sconforto. Nonostante questo, nessuno studente del Levi, previa consultazione e autorizzazione dei genitori, ha deciso di lasciare lo scambio. Quasi tutti i ragazzi a dire il vero non avevano nessuna voglia di abbandonare lo scambio perché stavano bene nel gruppo. Abbiamo contattato la Regione Piemonte e ci hanno rassicurati sul fatto che l’ordinanza valeva per i viaggi d’istruzione organizzati dalle scuole. 
La nostra linea di condotta, per evitare il più possibile i contatti col mondo esterno, ha contribuito a tranquillizzare le famiglie norvegesi. Per complicare ulteriormente le cose, qualcuno, soprattutto nel gruppo norvegese, era già arrivato con l’influenza e ci sono stati vari casi di febbre e mal di gola. I ragazzi sono stati visitati da una guardia medica che ha riscontrato solo sintomi influenzali e faringiti, rassicurandoci sull’assenza di casi di coronavirus. Al ritorno in Norvegia (il 2 marzo) diciassette ragazzi su ventiquattro sono stati sottoposti al tampone e sono risultati tutti negativi. Dopodiché a tutti i partecipanti norvegesi è stato chiesto di rimanere in quarantena per due settimane e questo ha confermato che nessuno si era ammalato a Torino. Alcuni ragazzi nella valutazione finale hanno scritto che l’essere confinati per tutta la durata dello scambio alla fine è stato un elemento positivo perché li ha obbligati a inventarsi nuove strategie di convivenza e ha rafforzato il legame di gruppo, elementi sui quali rifletteremo per il futuro.”